La Cattedrale dedicata a S. Valentino è
stata costruita tra il XII e il XIII secolo, secondo il modello della Basilica
di S. Nicola di Bari. La chiesa ha un'imponente facciata tripartita
verticalmente da lesene, con cuspide e spioventi, ed è aperta da tre portali
(quello centrale magnificamente scolpito con motivi vegetali e scene del Nuovo
Testamento), quattro finestre bifore ed uno splendido rosone fiancheggiato da
animali su colonnine pensili; il fianco meridionale, che si affaccia sulla
piazza, presenta l'elegante loggiato a esafore su colonnine e capitelli a
stampella riccamente scolpiti. L'interno è diviso in tre navate ritmate da
colonne e pilastri con semicolonne addossate; della ricca suppellettile
originaria (tra cui l'altare, il ciborio, la recinzione presbiteriale), dispersa
e smembrata dalla bufera di trasformazioni di età barocca, ci restano oggi
testimonianze parziali. Tra queste è di particolare interesse l'ambone, oggi
addossato al pilastro destro di sostegno dell'arco trionfale, ma in origine
sistemato tra le ultime due colonne a sinistra della nave maggiore. Realizzato
quasi integralmente in marmo, smontato nel Seicento e rimontato parzialmente nel
secolo successivo, l'ambone bitontino è uno dei pezzi più celebrati della
scultura pugliese, non soltanto per la preziosità arcaizzante degli intagli,
degli intrecci, dei trafori, ma anche per l'iscrizione posta sotto il lettorino
(HOC OPUS FECIT NICOLAUS / SACERDOS ET MAGISTER ANNO MILLESIMO / DUCENTESIMO
VICESIMO / NONO I[N]DICTIONIS SECUNDE) che consegna alla storia il nome
dell'artefice (lo stesso prete Nicola che si firma sul basamento del campanile
della cattedrale di Trani) e la data dell'esecuzione (1229).
L'interesse per l'ambone deriva dalla presenza di una lastra triangolare
inserita nel parapetto della scala, incorniciata da una fascia decorata ad
incrostazione, che mostra un'enigmatica scena profana scolpita a bassorilievo:
vi si trovano quattro personaggi in posizione frontale, inquadrati sotto una
fila di archetti, uno seduto e tre in piedi, ed un uccello piumato (forse
un'aquila) al margine inferiore destro.
Tradizionalmente identificati come membri della famiglia sveva, i personaggi
potrebbero rappresentare (partendo dalla figura seduta a sinistra) Federico I
Barbarossa nell'atto di trasmettere lo scettro ad Enrico VI, e di seguito
Federico II ed il figlio Corrado, in una sorta di celebrazione della dinastia;
oppure, se la figura seduta fosse femminile (come sembrerebbe a giudicare dalla
pettinatura e dal tipo di corona), potrebbe trattarsi addirittura della
personificazione della città di Bitonto cui Federico imperatore, il personaggio
coronato al centro della composizione, invia attraverso un messaggero lo
scettro, simbolo della sua condizione di città regia, e cioè posta sotto
l'esclusiva autorità del re.
Altre foto della cattedrale e degli scavi basilica paleocristiana sotterranea.